Prima fase di
lavoro
Nel 1992, committenza
da parte della "SEAT divisione STET" S.p.A. di Torino, per la
realizzazione di un'opera scultorea di grandi dimensioni da collocare
all'esterno della nuova sede regionale "SIP" di Ancona di proprietà
della Seat, così come avvenuto presso la sede di Bologna. Si prevedono disegni
propositivi e un bozzetto/plastico con i materiali definitivi.
I disegni
I primi quindici
disegni colorati contengono sempre il riferimento dell'architettura con accanto
il previsto" Gruppo Scultoreo" che, nella varia iconografia, prevede
città palafittiche elevate su pali e antenne ruotanti, parabole mobili e
animali (come il Colombo viaggiatore). Tra gli animali inizia a comparire il
Rinoceronte, comunque e sempre in collusione con elementi riconoscibili relativi
la telefonia, la comunicazione, la captazione e l'emissione di messaggi. Quindi
una scultura a "tema". A questo punto il Direttore della Seat, Ing.
Ugo Arcaini, con saggia decisione, decide che non necessariamente dovranno
figurare riferimenti con lo specifico tecnologico della telefonia, ma sarà
sufficiente realizzare un "SEGNO" scultoreo quanto più vincolato
possibile alle tematiche correnti dello scultore interpellato. E allora, la
commissione preposta alla scelta, decide che sia proprio e soltanto un grande
Rinoceronte, emergente da un ~sasso', ad essere affiancato all'architettura. Nel
corso di successivi approfondimenti grafici ritengo di porre accanto all'animale
un suo figlio, facendo posare poi un fenicottero sopra la più alta gobba del
Rinoceronte madre. Di fatto nasce così una "maternità" di
Rinoceronti che assumerà per titolo appunto "Mater Amabilis". Nel
settembre 1993 realizzo il bozzetto/plastico in scala 1:8 in bronzo e pietra.
La modellazione
Approvata l'immagine
totale, il 10 ottobre 1993 inizia il lavoro in scala reale, modellando un
particolare materiale plastico estruso a base di lana di vetro per il quale
occorre inventare utensili e strumenti di lavoro inesistenti. Il tempo reale di
modellazione dei tre animali ha coperto un arco di tempo di 21 mesi.
Gradualmente, i modelli lavorati e sezionati sono entrati in fonderia: dal 10
gennaio 1994 sino al 22 febbraio 1995. Successivamente alla fusione e al
ricompattamento dei singoli pezzi inizia la finitura del bronzo che prevede per
il Rinoceronte madre una vaga patina turchese
con parti in rilievo satinate e per il Rinoceronte figlio una pulitura totale
opaca. Il fenicottero verrà invece argentato galvanicamente. E ovvio che poi,
il tempo e le intemperie solleciteranno quella patina naturale: risultato della
vita morfologica progressiva del metallo stesso, che vive.
Il nuovo sito di
installazione
Nel corso del lavoro,
il Sindaco di Ancona, Renato Galeazzi esprime un personale desiderio, un
possibile auspicio: quello cioè di far trasferire, con il beneplacito della
Seat, il Gruppo Scultoreo dalla periferia sud di Ancona al centro della città
dove, esclusa la scultura di Pericle Fazzini (Monumento alla Resistenza, a Borgo
Rodi) non esistono altre presenze scultoree realizzate nel presente secolo.
L'ipotesi appare improponibile, ma dubbi e perplessità vengono
sorprendentemente annullati quando, dopo alcuni mesi dalla richiesta ufficiale
alla committenza (ottobre 1994), questa risponde positivamente, donando di
fatto, sia pure in una sorta di comodato d'uso" l'intera opera.
Seconda fase di
lavoro
Variando il sito di
installazione, ricomincia necessariamente il lavoro di ricerca grafico per la
individuazione di una nuova struttura di base più idonea al previsto spazio da
occupare (il lato sud di "Piazza ex Panificio Militare") di forma
rettangolare, che copre praticamente il sottostante parcheggio auto, e
parallelamente agli studi grafici realizzo alcuni bozzetti in metallo (giugno
1995). L'iniziale idea di ostentare il Gruppo Scultoreo sopra un enorme
"sasso" o un'organizzazione di pietre come paesaggio roccioso, non
risulta più proponibile per varie e multiformi motivazioni, non escluse da una
parte l'enorme peso del blocco granitico e dall'altra una precarietà effimera
di immagine, prossima ad una finzione teatrale.
Il nuovo basamento
e il trattamento concettuale
Successivamente ad
ulteriore lavoro grafico di ricerche e verifiche, individuo la soluzione più
felice e plausibile a tutti i livelli, da quello struttura le, ad altro
materico, ad altro ancora significante. Occorre qui precisare che, rispetto alla
nuova Piazza, in corso di ultimazione (ideata dall'Ufficio Tecnico Comunale) il
sito di installazione risulta defilato, leggermente sopraelevato, parzialmente
protetto da balaustre ed è alberato da una selva di acacie che, unitamente ad
una siepe di alloro, rappresenterà come un fondale naturalistico, dietro il
quale emerge l'angolo concavo di un alto edificio. Questa sorta di
"insula" insomma anche se non ha potuto partecipare alle problematiche
progettuali della Piazza stessa, di fatto ne rappresenta una polarità
conclusiva e spazialmente incisiva, fruibile inoltre e utilizzabile come
spontanea scenografia di accadimenti culturali, ricreativi e aggregativi
dilatati nel vasto spazio progressivo che si estende verso il nord della Piazza
stessa. Tornando quindi al basamento ho pensato fosse qui necessaria la presenza
di un "oggetto prelevato daL mare" e trasbordato nella Piazza. Questi
è un PONTILE, cioè quella struttura portuale radicata alla riva per consentire
l'ormeggio di natanti, costituita da un impalcato sonetto da pali. Questi
saranno costituiti da una selva tubolare di "Acciaio Corten" che si
offre con bel colore di ossido permanente. Un impalcato più alto ospiterà il
Rinoceronte grande. Un impalcato più basso ospiterà il Rinoceronte piccolo. I
due impalcati avranno i pali inclinati l'uno contro l'altro, formando così due
selve intricate tubolari che alla vista offriranno curiosi risultati visivi.
Ogni singolo palo metallico avrà sul fronte come una sottile feritoia
longitudinale (un segno nero sul corpo rugginoso) e nella estremità superiore
una sorta di capitello bullonato, raramente variato per forma, dimensione e
metallo.
L'intero pontile
emerge da una vasca che perimetralmente ne segue la forma. La vasca risulterà
come una porzione di mare, proprio a sottolineare la natura, la provenienza e
l'uso del Pontile emergente dall'acqua. Lungo un palo, all'estremità sinistra,
si arrampicherà una sorta di sottile lucertola o ramarro che, incuriosito dalla
scena, fa capolino sul bordo dell'impalcato. Anch'esso risulterà argentato.
Ecco, allora il basamento non sarà più un banale zoccolo di elevazione, ma una
struttura organica, integrata e facente parte integrante la scultura (scultura
anch'esso) in quanto suo naturale piano di calpestio e di camminamento.
Il racconto
Ma, cosa sta facendo
un gruppo familiare rinocerontico sopra un pontile di mare? E che sono appena
scesi da un natante, gli animali, e si avviano verso la città. Ma, quale
natante? Una scialuppa di naufraghi proveniente dal mare Adriatico. Si legge
infatti nel trattamento finale di un film, il racconto di un giornalista
chiamato Orlando. Esso dice: "Un idrovolante ha recuperato i superstiti
della scialuppa "Aurora". La scialuppa "Stella del nord" è
miracolosamente arrivata ad Ancona. Per quanto mi riguarda io ho da darvi una
grande notizia (si scherma le labbra con la mano per non farsi sentire -in
questa confidenza- da un secondo passeggero della barca, che è, chi lo
immaginava? Proprio il Rinoceronte). Lo sapevate che il Rinoceronte dà un
ottimo latte?". Il Rinoceronte femmina, malato d'amore, è in stato di
gravidanza. Esso viaggiava sul transatlantico "Gloria N." inabissato
da una corazzata austroungarica. I superstiti del naufragio approdano ad Ancona,
ove la mamma Rinoceronte partorisce. E tutto questo è realmente accaduto, nel
1914 al largo di Ancona, presso l'Isola di Erimo... Accaduto nella feconda
immaginazione visionaria di un grande regista che conclude con queste immagini
un suo capolavoro cinematografico. Ecco, questa è la contaminazione filmica e
letteraria, assai provvidenziale, sulla quale ho adagiato la mia reinvenzione
che assolutamente non vuol rappresentare un ricordo/omaggio al geniale Fellini,
il quale non ha proprio necessità di alcuna celebrazione, anche se non ho
potuto vincere la tentazione quasi, di prolungare la sceneggiatura del film in
questione. Film, tra l'altro (e questa volta realmente) per il quale il regista
più volte ha passeggiato riflessivo lungo il Porto di Ancona, accompagnato dal
sottoscritto, nel corso della collaborazione al film stesso.
Che senso ha oggi
un monumento?
Intanto, quanto
costruito, non è un monumento celebrativo, commemorativo o funerario
nell'accezione ottocentesca, (anzi non vuol essere neanche un monumento) ma un
"messaggio scultoreo" di fine secolo. Un Gruppo Scultoreo, di grandi
dimensioni composite che, come tutte le opere della creatività possiede due
valenze parallele. Una a livello dell'immagine. L'altra a livello dei
significati. La somma delle due componenti avrà come risultante: un segno
plastico, un messaggio sognato, un pensiero poetico. Questi rappresenteranno da
una parte l'espressione della storia personale dell'autore e dall'altra la
sensibilità e il pensiero di fine secolo. Il messaggio plastico, probabilmente
dapprima frainteso e successivamente decifrato, è lanciato al vento del
prossimo secolo di cui vuol rappresentare un segnale beneaugurante. Nella
personale "Arca di Noè" l'immagine del Rinoceronte compare nel 1974 e
progressivamente prolifica e si amplifica, s'intreccia con il capolavoro
felliniano e continua per la sua strada, sino alla dilatazione di "Mater
Amabilis". La rara presenza, oggi, di una installazione scultorea nel
contesto urbano, equivale ad un atto pubblico e al contributo della cultura per
il patrimonio della società e della storia.
Il sentimento
L'immagine totale
risulta come una scultura di racconto, quasi fabulatoria dove prevale una
tenerezza instintuale. Ma, a ben guardare, la grande madre ha come un attimo di
incertezza, si ferma; subisce quasi una torsione; fiuta l'aria; ha come uno
scatto nervoso; divarica le zampe anteriori e voltandosi pan-ebbe rassicurare il
figlio impacciato che gli cammina di fianco. Un presagio, forse. La scena, di
materna protezione e di affettuosa gravità è confortata dalla presenza del
fenicottero m riposo che lieve si posa e dalla curiosità della lucertola che
pare far capolino attirata dalla insolita incursione. Questo accade sul pontile
emergente dal mare.
Le precedenti
icone zoomorfe
Ancona è città di
mare. Si potrebbe chiedere se esiste un rapporto tra la stessa città (o la
regione marchigiana) con l'animale chiamato Rinoceronte. Potrei rispondere che
non esiste alcun rapporto e non muterebbe nulla poiché l'opera ha una totale
indipendenza e autonomia inventiva svincolata da ogni condizionamento tematico.
Non dovrebbe esistere nessun rapporto. Ma, come invece si vedrà, senza
eccessivo entusiasmo, esistono parentele. Mi par giusto osservare che, in tutto
il mondo, l'immagine zoomorfa (mimata) è presente anche laddove l'animale
(vero) risulta geograficamente assente (in tal senso rimanderei al volume!
inchiesta "Animalia" a cura di Vito Apuleo), come, tanto per fare un
solo esempio: a Parigi (Piazzale del Musée D'Orsay): Elefanti, Scimmie,
Cavalli, Rinoceronte, e più in là una mandria di Tori! Da noi, ammesso che
abbia rilevanza, le cose sono andate diversamente. Infatti nel bacino di
Colfiorito, a Collecurti, sono stati rinvenuti anche Rinoceronti (veri) vissuti
in quel sito molti secoli addietro. Nell'attuale regione Marche quindi il
Rinoceronte ha vissuto, ha pascolato, ha prolificato. E Ancona? Se fossimo meno
distratti ci saremo accorti di tutta una fitta animaleria, non indigena, che da
secoli abita in città, in questo caso reinterpretata in opere scultoree. Cosa
fanno quei Leoni al Duomo di San Ciriaco? E il Serpente, il Caprone, gli
Struzzi, le Aquile, gli Elefanti, gli Orsi, i Pavoni?
E la Chiesa di S.
Maria della Piazza rincara la dose: anche qui, nel portale, Elefanti, Draghi,
Girifalchi, Mostri. Chimere ecc. E si potrebbe continuare: come nel caso del
coccodrillo nella "Loggia dei Mercanti". Certamente l'iconografia
zoomorfa ha una sua valenza metaforica. L'animale abita simbolicamente le Arti
Visive quanto e più dell'immagine umana. E così è stato per una cospicua
parte del mio lavoro il cui "bestiario" continua ininterrottamente dal
1966. Mi pare allora che la nuova presenza rinocerontica si trovi in buona
compagnia, ad Ancona.
L'immaginario
urbano
I "segni
creativi" che una struttura urbana contiene (per qualità e quantità)
rappresentano il livello civile e culturale del luogo stesso. Le pulsioni, come
onde poetiche, lambiscono la persona intervenendo e soccorrendo la sua
sensibilità, civiltà, educazione. L'immaginario urbano sollecita inoltre
fortemente il nostro umore quotidiano. La struttura del microcosmo "Los
Angeles" (tanto per fare un esempio) esercita un "carico"
inversamente proporzionale a quello di Mosca. E così è Parigi nei confronti di
Tirana. E Roma da Pescara. E Ancona da Pergola. E così via. La provvidenziale
istigazione alla riflessione - come un sussulto - che si prova, transitando,
così per caso, di fronte alla reliquia architettonica di S. Maria della Piazza
ad Ancona, non può che risultare rasserenante e credo che la persona, in
quell'istante, si senta diversa. Compito di ogni opera creativa (oltreché
frugare tra le ferite e anzi provocarle) è anche quello di gettare luce nel
grigiore della quotidianità, anche se le emozioni provengono da opposte
polarità: e quando si ascoltano dolenti vocalizzi bizantini nella penombra di
un monastero e quando si partecipa l'esplosione solare dei canti trovadorici. La
persona è la stessa ma variano i livelli umorali: come il saliscendi del
mercurio all'interno di una cannula.
L'amabile madre,
dovrebbe sollecitare una sorta di riflessione, un poco ironica, sorniona,
vigilante e dovrebbe anzi sollecitare semplicemente una meditazione. Al di là
di ogni banale retorica figurale, trionfalistica o celebrativa o funeraria
arriva quindi il Rinoceronte: innocente e grande personaggio della natura,
tenero e corazzato, potente e aggressivo, emblematica apparizione ancestrale.
Estremo simbolo, in estinzione, che non teme nessun altro animale, tranne uno:
l'uomo. Ecco allora che questa presenza allegorica, progressivamente decantata e
amalgamata nella struttura urbana (come un punto di attracco del sogno)
rappresenterà un riferimento rassicurante e rasserenante, beneaugurante e
consolatorio.