XLI.  In Ancona dopo il ritorno da Sebenico


Ma che bruto dialeto ch'hano il slavo!
non parla come noi che si capisce;
dicene nema, ima, dobro, pravo:
e i nomi? tutti in ciccia te finisce.

Dicevano i scienziati, propio i primi,
che l'aria cambia acento e la parola:
perché in Italia abiamo tanti climi,
il fredo, il caldo e c'è 'na lingua sola?

Ci sono del bazzuglio! Dunque adesso
ascolti, se vô ride, che gli dico
che cosa 'na matina m'è sucesso
dopo pogo che stavo a Sambenico.

T'incontro 'na ragazza ... un figurino!
la fermo, la saluto e dopo anzi
gli dico due parole propio in fino
di quele che si lege i nei romanzi.

Non me risponde «cago» sta sgualdrina!
E propio qui, «ie digo» in facia mia?...
per esse che ce fa la signorina ...
Me dice «mus» ridendo e pô va via.

Già m'era salso il zangue al cerveleto ...
voleo pichiarla, quando dopo imparo
da queli che conosciono il dialeto,
che «cago» vo dir come e «mus» somaro.

Che pezo d'imbecila! Io, senta, essendo
ch'ho fatto a scola il primo corso solo,
sarò gnorante, scusi se l'ofendo,
ma a me quel «cago» non me va a fagiolo!


Alberto Rondanini - da "L'Anconetano chic in Dalmazia"