A zonzo per un'Ancona che
non c'è più: |
Tra
le Vie XXIX Settembre, dell'Appannaggio, Cialdini e Largo del Sacramento.
Il primo
toponimo che ebbe la piazza, subito dopo la sua formazione, fu quello di Piazza
Nuova; venne però subito sostituito con Piazza Pia in onore di
Pio VI. Dopo il 1797 ebbe vari titoli: Piazza della Vittoria, Piazza
Reale, Piazza Ducale. Il primo ricordava l'occupazione delle
Marche da parte di Napoleone, i secondi la presenza del palazzo di Eugenio
Beauharnais prima viceré d'Italia poi, dopo il tramonto del patrigno
Napoleone, Duca di Leuchtenberg, seguendo in ciò l'appellativo del palazzo
che, malgrado tutto, rimase sempre ad Eugenio.
Quando vi fu
trasportata la fontana del Daretti, già nella Piazza di S.Nicola, dopo il
1821, divenne la Piazza dei Quattro Cavalli; dopo il 1909, traslata
ancora una volta la fontana in Piazza Roma, ebbe il titolo di Piazza
Garibaldi. Passato il ricordo del grande nizzardo al corso, fu dedicata
al Presidente americano John Fitzgerald Kennedy, assassinato a
Dallas. -
Storia urbanistica della Piazza -
La formazione
della piazza è relativamente recente. Fu aperta nel 1789 con l'atterramento
del complesso già appartenente alla Confraternita dei SS.Rocco e
Sebastiano, chiesa ed ospedale, e di una Sinagoga. Una parte fu ricostruita
ed il fabbricato fu destinato ad albergo: occupò il lato verso mare avendo
così almeno metà delle camere prospicienti il Porto; un'altra parte dava
sulla piazza ed un'altra sulla stradina che si chiamerà poi Via
dell'Appannaggio. Questo palazzo formò un lato della piazza; gli altri due
furono il complesso della Confraternita del SS.mo Sacramento e la chiesa di
S.Agostino. Anzi il palazzo si legava alla chiesa formando così un unico
blocco che sarà spezzato più recentemente.
La statua di Pio
VI, opera del Varlé, era collocata nella piazza. La città l'aveva eretta
per ricordare le opere intraprese e finanziate dal Papa, soprattutto la
strada che dal Fosso Conocchio conduceva in città snodandosi lungo il mare.
Si entrava per la nuova porta, detta appunto Pia, e si saliva di fianco
all'Albergo Milano, la casetta attaccata al complesso di S.Agostino, per
ritrovarsi sull'ultimo tratto della Via Maestra, detta in quel punto Strada
grande di S.Agostino o di S.Marco, dalla vicina parrocchia.
Dopo la
soppressione della Chiesa di S.Agostino, fu praticato un tunnel che
collegava la piazza con la strada di Porta Pia; poi fu eseguito il taglio a
tutta altezza e la chiesa rimase divisa: la zona absidale isolata sul mare,
la strada e il resto della navata. L'opera del Vanvitelli, quella che più
di ogni altra in Ancona egli aveva sentito e difeso, veniva così ad essere
cancellata con la distruzione di quanto non aveva potuto esser recuperato e
venduto dal Demanio, subentrato alla Comunità Agostiniana.
Anche la statua
di Pio VI non si salvò: fu abbattuta nella notte tra il 25 e 26 marzo 1797,
prima che il Governo provvisorio della Repubblica Democratica Anconitana
riuscisse a rimuoverla e trasformarla in altra, rappresentante uno dei Santi
Vescovi Protettori della Città. Vi riuscì a malapena, senza però
trasformarla, con la statua di Clemente XII. Più grave fu la perdita della
statua di Nicolò III, di fattura medioevale, che era collocata in una
nicchia dell'Arco Clementino.
Il 22 settembre
del 1798, sul luogo della statua di Pio VI, fu innalzato l'albero della
libertà: la piazza era diventata un punto di incontro di manifestazioni che
riflettevano i diversi momenti storici. |
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Da
"Ancona dentro le mura" di Vincenzo Pirani - Bagaloni Editore -
Ancona 1979 - |